Attenzione a questo aspetto, soprattutto quando fornite il vostro documento di identità ad alcune applicazioni.
Nell’era digitale, le applicazioni mobili sono diventate uno strumento indispensabile per milioni di persone. Dallo shopping online alla gestione delle finanze, dalla comunicazione al fitness, le app influenzano profondamente il nostro modo di vivere.
Tuttavia, dietro la loro apparente semplicità e utilità si cela una questione cruciale: la sicurezza e la privacy dei dati degli utenti. Le app raccolgono una grande quantità di dati personali, tra cui informazioni sensibili come nomi, indirizzi email, numeri di telefono, dati di geolocalizzazione e, in alcuni casi, anche dati sanitari e biometrici.
Molte app richiedono autorizzazioni che vanno oltre ciò che è strettamente necessario per il loro funzionamento. Per esempio, un’app per la torcia potrebbe chiedere l’accesso ai contatti o alla posizione dell’utente, dati che non sono rilevanti per la sua funzione primaria.
La sicurezza delle app è minacciata da diversi fattori, tra cui vulnerabilità nel codice, attacchi hacker e scarsa protezione dei server dove vengono conservati i dati. Le violazioni di sicurezza possono avere conseguenze gravi, come il furto di identità, truffe finanziarie o la divulgazione di informazioni personali.
La privacy è un diritto fondamentale che rischia di essere compromesso in un ecosistema digitale dove i dati personali sono spesso considerati una merce. Per tutelare la privacy, molti Paesi hanno introdotto normative specifiche, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) nell’Unione Europea, che impone alle aziende di ottenere il consenso esplicito degli utenti.
Nonostante queste normative, spetta anche agli utenti adottare misure per proteggere la propria privacy. Tra queste, è consigliabile leggere attentamente le autorizzazioni richieste dalle app, limitare la condivisione di informazioni personali e utilizzare strumenti come VPN e antivirus per aumentare la sicurezza dei dispositivi.
Durante il check-in online, su Booking, molte strutture ricettive richiedono l’invio di una copia del documento d’identità per completare la registrazione dei propri ospiti. Sebbene questa pratica sia ormai comune e spesso indispensabile per garantire un’accoglienza efficiente, comporta rischi significativi per la sicurezza dei dati personali. I documenti d’identità contengono informazioni sensibili, come il numero di supporto, la validità, il numero di emissione e altri dettagli che potrebbero essere sfruttati per scopi fraudolenti.
Tra le misure utili, una delle più efficaci è quella di censurare le informazioni non strettamente necessarie alla registrazione. Dettagli come il numero del documento o la sua validità possono essere oscurati, ad esempio sfocando o pixelando le aree corrispondenti dell’immagine. Questo accorgimento consente alla struttura di disporre delle informazioni utili per il check-in, senza però esporre l’utente a rischi inutili.
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