Il 51enne neozelandese da otto anni lavorava sulle barche extralusso. Che cosa rischia l’uomo al comando di uno dei velieri più grandi al mondo affondato lo scorso 19 agosto
James Cutfield, 51 anni, neozelandese,era al comando della Bayesian, uno dei velieri più grandi al mondo, lungo 56 metri, quando l’imbarcazione è stata travolta da una violenta tromba d’aria a Porticello, in provincia di Palermo, all’alba del 19 agosto. Lo yacht, dotato di sistemi tecnologici d’avanguardia e considerato praticamente inaffondabile, è colato a picco in meno di un minuto, lasciando dietro di sé una scia di morte e domande irrisolte. Tra le vittime del tragico incidente vi sono il magnate britannico Mike Lynch, sua figlia Hannah, il presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer con la moglie Anne Elizabeth, e altre figure di spicco come l’avvocato Chris Morvillo e sua moglie Nada.
Chi è James Cutfield
Cutfield, un uomo rispettato nel suo campo considerata la lunga esperienza per mare, è stato chiamato a rendere conto di quanto accaduto davanti ai magistrati della Procura di Termini Imerese, che stanno indagando sulle cause del naufragio. Davanti ai pm, il capitano è stato invitato a ricostruire quei momenti drammatici, cercando di spiegare come una tempesta così devastante abbia potuto annientare un’imbarcazione di quel calibro in così poco tempo. Tuttavia, di fronte alle domande più cruciali, Cutfield ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, lasciando aperti molti interrogativi sul suo ruolo e sulle sue responsabilità. Il naufragio della Bayesian ha catturato l’attenzione anche dei media neozelandesi, con il “NzHerald” che ha intervistato il fratello di Cutfield, Mark. Quest’ultimo ha confermato che James era al comando di barche di lusso da circa otto anni.
Le accuse nei confronti di Cutfield
Cutfield è indagato per omicidio colposo e naufragio colposo plurimi, accuse che comportano rischi significativi sul piano legale. L’accusa di omicidio colposo si basa sull’ipotesi che Cutfield, nel suo ruolo di comandante, abbia commesso errori o negligenze che hanno contribuito alla morte delle sette persone a bordo. Se riconosciuto colpevole, potrebbe affrontare una pena che varia da sei mesi a cinque anni di reclusione per ciascun decesso, a seconda delle circostanze aggravanti che potrebbero emergere durante il processo.
Per quanto riguarda l’accusa di naufragio colposo plurimi, questa si riferisce alla presunta responsabilità di Cutfield nel causare, tramite negligenza o imperizia, il naufragio dell’imbarcazione. La legge italiana prevede pene severe per chiunque provochi un naufragio, soprattutto se collegato a più decessi. Se condannato, Cutfield potrebbe essere soggetto a una pena di reclusione che può variare da uno a dieci anni, a seconda della gravità del reato e del numero di vittime coinvolte.
L’allargamento delle indagini
Oltre a Cutfield, sono stati iscritti nel registro degli indagati anche l’ufficiale di macchine Tim Parker Eaton e il marinaio in plancia Matthew Griffith, con le accuse di omicidio colposo e naufragio colposo plurimi. A Parker Eaton viene contestato di non aver attivato i sistemi di sicurezza necessari per chiudere i portelloni dell’imbarcazione, una negligenza che avrebbe causato l’allagamento della sala macchine e il successivo blackout che ha contribuito al naufragio. Griffith, da parte sua, dovrà rispondere del mancato allarme tempestivo sull’arrivo della tempesta, un’azione che forse avrebbe potuto salvare vite umane.