La nostra personalità incide sul modo in cui dovremmo allenarci? Secondo un recente studio, assolutamente sì. I risultati
Un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology ha rivelato nuove importanti connessioni tra i tratti della personalità e la scelta, la costanza e i benefici dell’attività fisica. L’analisi ha preso in esame i cosiddetti Big Five – estroversione, gradevolezza, nevroticismo, apertura all’esperienza e coscienziosità – e ha evidenziato come questi influiscano non solo sulla propensione all’esercizio, ma anche sul tipo di allenamento più adatto e gratificante per ogni individuo.

Questo approccio personalizzato non mira a identificare uno sport “perfetto” per ogni personalità, ma a costruire ambienti e programmi che facilitino l’allenamento e la sua continuità, garantendo così risultati duraturi sia fisici che emotivi. Comprendere chi siamo, quindi, diventa uno strumento essenziale per creare percorsi di attività fisica più efficaci e sostenibili nel tempo.
Personalità e preferenze nell’attività fisica: un legame profondo
La ricerca condotta presso l’University College London (UCL), con Flaminia Ronca come autrice principale, ha coinvolto soggetti sani reclutati tramite social media e email, sottoponendoli a un programma di allenamento di otto settimane che prevedeva esercizi aerobici su cyclette e allenamento di forza. Altri partecipanti hanno mantenuto il loro stile di vita abituale come gruppo di controllo. Sono state monitorate diverse variabili, tra cui la forma fisica iniziale, la capacità cardiorespiratoria (stimata attraverso il VO₂ max), la massa muscolare, il piacere percepito durante l’esercizio e i livelli di stress, incrociando questi dati con i profili di personalità.

Una delle scoperte più rilevanti riguarda l’estroversione, che si associa a una migliore forma fisica di partenza, a un VO₂ max più elevato e a una maggiore resistenza allo sforzo. Gli estroversi, caratterizzati da socievolezza e desiderio di stimoli, preferiscono allenamenti intensi come l’HIIT svolto in gruppo, trovandolo non solo efficace ma anche piacevole. Al contrario, persone con alti livelli di nevroticismo, che tende a manifestarsi con ansia e stress, prediligono attività più leggere e riservate, trovando però nell’esercizio una significativa riduzione dello stress emotivo, anche se le loro prestazioni non migliorano in egual misura.
La coscienziosità, tratto legato a disciplina e organizzazione, si evidenzia invece con una frequenza maggiore di allenamento e risultati fisici migliori, come minore percentuale di grasso corporeo e maggiori capacità muscolari. L’apertura all’esperienza e la gradevolezza non mostrano correlazioni significative né con la forma fisica né con la preferenza per esercizi intensi, confermando dati di studi precedenti.
Il lavoro di Ronca e colleghi mette in luce come la personalità possa essere un elemento chiave per migliorare non solo l’adesione ai programmi di allenamento, ma anche i benefici psicologici derivati dall’attività fisica. In particolare, il gruppo con elevato nevroticismo, pur mostrando una minore performance, ha sperimentato il maggior calo di stress percepito dopo il ciclo di allenamenti, sottolineando l’importanza di un approccio personalizzato.
Paul W. Burgess, coautore dello studio e professore all’UCL Institute of Cognitive Neuroscience, spiega che l’esercizio fisico attiva aree cerebrali coinvolte nella risoluzione dei problemi e nella regolazione emotiva, le stesse regioni attivate durante attività di riflessione e problem solving. La ricerca suggerisce che non esiste un programma di allenamento universale valido per tutti. Mentre gli estroversi possono prediligere esercizi intensi e sociali, gli individui con tendenze nevrotiche potrebbero trarre maggior beneficio da attività più tranquille e svolte in solitudine. Flaminia Ronca sottolinea che il piacere nell’allenamento è determinante per mantenere uno stile di vita attivo nel tempo: “Non serve prescrivere un piano perfetto se viene seguito solo per un breve periodo, poi si torna alla sedentarietà”.