Due sorelle hanno trovato 158 milioni di lire nella cantina del nonno. Sono utilizzabili?

Sfogliano fotografie, spostano scatoloni e all’improvviso accade l’impensabile. Una delle due sorelle “dopo aver aperto la credenza, ha improvvisamente cominciato a tremare e a balbettare”

È una storia alquanto surreale quella di due sorelle che dopo vent’anni dalla morte del nonno trovano nella sua cantina ben 158 milioni di lire. “Svuotiamo i bauli, togliamo il vino, iniziamo a fare su e giù per portare via le cose – racconta una delle due sorelle – e a un certo punto vedo mia sorella con un’espressione stranissima“: un’esplosione di felicità, confusione e stupore, ma le cose, dopo, non sono andate proprio come speravano. Le due donne, infatti, si sono rivolte a Banca d’Italia per chiedere di effettuare il cambio, ma la risposta ricevuta non è stata quella che si aspettavano.

Il racconto delle due sorelle

Le due ragazze hanno raccontato l’originale storia che le ha viste protagoniste di un fatto sorprendente che per certi aspetti ha rivelato però tristi dettagli che le sorelle non pensavano di doversi aspettare. Le sorelle hanno spiegato all’Adnkronos di aver vissuto insieme ai genitori e al nonno a casa di quest’ultimo dopo essere rimasto vedovo. “Circa 20 anni fa mio nonno è venuto a mancare all’improvviso, con un ictus. E mio padre ha voluto riscattare l’appartamento. Ma non siamo più tornati a vivere lì. Lo abbiamo affittato e abbiamo messo tutte le cose del nonno in cantina“. Dopo qualche anno il padre delle ragazze si ammala e muore e le due donne, insieme alla madre, decidono di vendere l’appartamento. Iniziano quindi i lavori di pulizia e le ragazze svuotano piano piano casa. Arrivate in cantina, però, non sanno che le attenderà una grossa sorpresa.

Sfogliano fotografie, spostano scatoloni e all’improvviso accade l’impensabile. Una delle due sorelle “dopo aver aperto la credenza, ha improvvisamente cominciato a tremare e a balbettare: ‘Qua c’è della pasta, mi ha detto. E io: ‘Sarà scaduta, buttala! E lei: ‘non capisci, devi assolutamente venire a vedere’. E ha iniziato a piangere. Le ho detto ‘ma sei impazzita?? Che cosa c’è?’ Ben presto mi sono resa conto del perché aveva avuto quella reazione: in quei pacchi c’erano un mucchio di banconote da centomila e da cinquantamila lire tutte sistemate in pacchi da dieci milioni. Non potevo credere ai miei occhi“. Davanti alle due c’erano ben 158milioni di vecchie lire, divise in 1.436 banconote da 100mila lire e 88 banconote da 50 mila lire. Iniziano a piangere e non credono a quello che sta succedendo, ma se la gioia non durerà tanto, soprattutto dopo essersi rivolte alla Banca d’Italia per chiedere di effettuare il cambio. “Ci hanno risposto che essendo ormai trascorsi dieci anni dall’entrata in circolazione dell’euro (2002), non è più possibile“, hanno raccontanto.

Monete
Monete | pixabay @analogicus – Sardegnaoggi.it

A quel punto si sono rivolte a Giustitalia, un’associazione che si occupa di tutela dei risparmiatori, che ha spiegato loro “A livello legislativo questa è l’attuale situazione in Italia: il 28 febbraio 2002 le banconote e le monete in lire hanno cessato di avere corso legale; il termine ultimo per la conversione delle banconote in lire non prescritte era fissato al 28 febbraio 2012″. “A tutto questo va aggiunta la corrispondenza tra il Governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco e l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, in cui si ipotizza una riapertura dei termini. Ora, anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, come sostiene Bankitalia, prescrizione che peraltro non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile ‘cambiare’ in euro l’ex moneta nazionale, è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto (art. 2935 c.c.)”. Quindi, “nel caso di specie, dalla data di ritrovamento delle banconote, che risale a poco tempo fa. Tra l’altro -fa notare ancora l’associazione- il legittimo titolare della somma è deceduto nel 2000, quindi prima che intervenisse la moneta unica europea e con il decesso del titolare del diritto si interrompe la prescrizione“, ha proseguito l’associazione.

Fortuna o incubo?

La Corte di Cassazione specifica che “Quando, dopo due mesi dall’entrata in vigore dell’Euro, le Lire hanno perso valore legale, sono venuti meno i poteri di utilizzarle quali strumenti di pagamento, ma non sono venuti meno i poteri di utilizzare quelle stesse Lire quali valori di scambio con l’Euro, poteri che, inizialmente, erano esercitabili fino ad ancora altri dieci anni. Nella fattispecie, il limite temporale posto inizialmente al valore di scambio (28 febbraio 2012) è stato sostituito con un diverso limite temporale (6 dicembre 2011). Si è visto che entrambi questi limiti sono venuti meno: il secondo perché dichiarato incostituzionale; il primo perché abrogato dal secondo e non rimesso in vita dalla incostituzionalità di quest’ultimo. Con la conseguenza che il potere di scambiare la moneta, non più disciplinato dalle leggi in questione, è risultato essere un potere esercitabile senza termine, ma non perché la legge lo abbia reso tale, implicitamente o esplicitamente, bensì in forza del vuoto legislativo che si è creato. La mancanza di un termine, è effetto di un vuoto di disciplina creatosi a seguito della dichiarazione di incostituzionalità della norma che aveva introdotto un termine abbreviato”.

Per le sorelle sembrerebbe non ci sia nulla da fare: “Abbiamo parlato della nostra vicenda a dei nostri parenti che vivono in Svizzera e loro ci hanno detto che lì è ancora possibile cambiare le vecchie valute; mi domando per quale motivo in Italia le cose debbano andare così. Quei soldi risolverebbero la vita di mia sorella, non posso pensare che non ci sia più nulla da fare“, raccontano le due donne che stanno anche pensando di scrivere al presidente Mattarella e al governatore di Bankitalia, Panetta. “Vorrei chiedere a loro e a chiunque possa avere la possibilità di fare qualcosa, di mettersi una mano sulla coscienza, perché le altre nazioni europee continuano a cambiare i soldi del vecchio conio che magari vengono ritrovati casualmente, come nel nostro caso. Come noi ci sono tante altre famiglie e per molti significherebbe poter risolvere tanti problemi. Molti nonni e molti genitori hanno risparmiato per una vita e così si vanificano anche i loro sacrifici. Io davvero mi auguro che si riesca a fare qualcosa“, conclude una delle due.

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