Molti italiani fanno la “montagnetta” di caffè nella moka, ma questo gesto può rovinare la bevanda e danneggiare l’apparecchio. Scopri perché e come fare un caffè davvero perfetto.
Preparare il caffè con la moka è un gesto quotidiano che resiste al tempo. Un rito familiare, ripetuto ogni giorno in milioni di cucine, capace di evocare odori e suoni inconfondibili. Eppure, dietro questa consuetudine si nasconde un errore frequente: la cosiddetta “montagnetta” di caffè, quella cupola che molti creano riempiendo eccessivamente il filtro.

Un gesto all’apparenza innocuo, ma che in realtà può incidere negativamente sulla qualità del caffè, sulla durata della moka e persino sulla sicurezza di chi lo prepara. Non si tratta solo di un vezzo sbagliato, ma di una cattiva abitudine che conviene rivedere. Basta conoscere il funzionamento di questo strumento e correggere alcuni gesti per ottenere un risultato più equilibrato e sicuro.
Perché la montagnetta ostacola la preparazione e mette a rischio la moka
La moka non è una macchina da espresso: lavora con una pressione molto più bassa, circa 1,5 bar, contro i 9 bar delle macchine professionali. Questo significa che l’acqua non viene spinta con forza attraverso la polvere, ma sale lentamente grazie al vapore generato dal calore. Se il filtro è sovraccarico, come accade con la montagnetta, la polvere si compatta e blocca il passaggio uniforme dell’acqua.
Il risultato? Un caffè sovraestratto, spesso dal sapore amaro e con aromi alterati. Ma non è solo questione di gusto. Un filtro troppo pieno può ostruire il flusso, provocare un aumento della pressione interna e attivare la valvola di sicurezza. Se quest’ultima è usurata o non funziona correttamente, si arriva a una situazione estrema: il rischio che la moka scoppi. Un incidente domestico raro, ma documentato.

Chi pensa che mettere più polvere migliori il caffè sbaglia. Non è la quantità a determinare la bontà della bevanda, ma la distribuzione omogenea della polvere e il corretto passaggio dell’acqua. Per questo è importante riempire il filtro senza pressare, livellando con delicatezza il contenuto. Un caffè ben estratto, privo di resistenze meccaniche, sarà più bilanciato e sicuro.
Come ottenere un buon caffè con la moka evitando errori comuni
La riuscita di un buon caffè inizia dalla corretta quantità d’acqua. Nella caldaia va versata fino al livello della valvola di sicurezza, mai oltre. Superare questa soglia significa compromettere il corretto sviluppo del vapore. Il secondo passo è usare una miscela adatta alla moka, con una macinatura media. Se la polvere è troppo fine, l’acqua fa fatica a passare; se troppo grossa, il caffè risulterà debole.
Riempito il filtro, il caffè va livellato senza schiacciare, evitando ogni compressione. Poi si chiude la moka senza forzare, controllando che guarnizioni e filettature siano pulite e in buono stato. La cottura va seguita attentamente: il fuoco deve restare basso, per evitare che l’acqua salga troppo velocemente e bruci la polvere. Appena si sente il gorgoglio tipico, conviene spegnere il fornello. Il caffè continuerà a uscire per qualche secondo, senza alterazioni dovute a calore eccessivo.
Una moka ben trattata dura anni. Ogni parte, dalla caldaia al filtro, andrebbe lavata solo con acqua, senza saponi. Gli aromi del caffè tendono ad impregnare l’alluminio: usare detergenti può lasciare residui che alterano il sapore. Se si accumulano residui oleosi, si può optare per prodotti specifici delicati o una miscela di bicarbonato e acqua calda.
Il vero segreto, spesso dimenticato, è la costanza. Un buon caffè nasce da una moka pulita, da movimenti precisi e da una dose giusta. La montagnetta, seppure parte dell’immaginario popolare, è una forzatura inutile. Meglio rinunciarci e godersi un espresso casalingo più morbido, profumato e sicuro.