Crolla il mercato degli elettrodomestici, dipendenti buttati in strada: interviene il Governo

Una delle più importanti aziende di elettrodomestici ha deciso di chiudere i propri siti produttivi in Italia. Quasi 5.000 dipendenti sul lastrico: ecco come intende reagire il Governo

La perdita del posto di lavoro rappresenta un evento che colpisce profondamente il soggetto implicato e che può comportare conseguenze diverse a seconda dei fattori in gioco: l’età del professionista, la situazione economica propria e della sua famiglia, la capacità di adattarsi a situazioni d’imprevedibilità e molte altre.

Il Governo mette in campo politiche del lavoro passive, ossia  prestazioni monetarie in aiuto di coloro che sono rimasti senza un’occupazione, e politiche di lavoro attive, al fine di garantire la creazione di nuove occupazioni e prevenire l’aumento del tasso di disoccupazione. Si tratta di aiuti concreti, più o meno diretti, messi a disposizione per tutti gli ex lavoratori che versano in condizioni di difficoltà.

Il governo Renzi, ad esempio, ha introdotto la NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), che fornisce una continuità di reddito a tutti coloro che hanno perso il lavoro per cause da loro indipendenti e che abbiano versato almeno 13 settimane di contributi nel quadriennio precedente al licenziamento. La domanda per beneficiarne deve essere inviata all’INPS entro 68 giorni dal termine del proprio rapporto di lavoro.

Un altro esempio è offerto dal reddito di cittadinanza, che garantisce un sostegno economico ai nuclei familiari meno abbienti. Il beneficiario, per ottenere tale ammortizzatore, dovrà accettare di frequentare corsi di formazione e partecipare a lavori socialmente utili. Qualora il rispetto di tali obblighi venisse meno, il soggetto perderà il diritto al reddito di cittadinanza.

Cosa succederà nell’imminente futuro?

L’azienda di elettrodomestici Beko, tra le più conosciute e diffuse in Europa e nel Mondo, ha comunicato di voler mettere in atto un vero e proprio ridimensionamento della propria presenza sul territorio nostrano. In particolare, avverranno tagli che riguarderanno tutti i siti di produzione della multinazionale turca in Italia, a partire dalla chiusura della fabbrica che si occupa della produzione di congelatori a Siena e dello stabilimento di lavatrici sito in provincia di Ascoli Piceno, che causerà l’esonero di 1.935 dipendenti su 4.440 totali.

Sono, inoltre, previsti forti opere di riadeguamento per il sito localizzato in provincia di Varese e per l’industria di Fabriano, che vedrà la chiusura del settore ricerca e sviluppo. Ciò nonostante, Beko continuerà la propria produzione sul territorio italiano; resterà operativo il centro di Carinaro, provincia di Caserta, per la distribuzione dei ricambi e per la fabbricazione di microndi, forni e piani cottura.

Logo di Beko (Dreamstime)
Logo di Beko (Dreamstime foto) – www.sardegnaoggi.it

Le reazioni delle istituzioni

Ad intervenire sull’argomento sono stati vari livelli dell’istituzione nostrana. Prima fra tutti, la sindaca di Siena, Nicoletta Fabio, colpita in prima persona dalla sorprendente operazione di Beko, in quanto la stessa ha portato alla chiusura del proprio stabilimento nella città toscana. La prima cittadina senese ha bollato la decisione come una notizia drammatica ed inaccettabile, che, però, dall’altro lato pone fine ad un ‘teatrino di decenni’. La società turca, dal canto suo, ha spiegato che la decisione sia stata obbligata per via della concorrenza esercitata dai produttori cinesi, oltre che per il mutamento della domanda, che ha reso necessario un ridimensionamento delle produzioni.

Non si è fatta attendere la risposta da Roma, da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che attraverso la figura del sottosegretario alle crisi d’impresa Bergamotto, ha affermato che il Governo farà rispettare il golden power, un’opera di tutela dell’occupazione, e che non accetteranno conclusioni senza che queste vengano condivise con i sindacati, lavorando, al contrario, per far sì che la proprietà di Beko cambi le proprie direttive. Anche le associazioni sindacali si sono mosse a riguardo, chiedendo a gran voce al Governo stesso di esercitare immediatamente il golden power, al fine di proteggere i lavoratori, cercando di fronteggiare l’emergenza.